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MEDICO E PAZIENTE, DUE STORIE INTRECCIATE

<< Insieme con la medicina, la letteratura auspica un futuro in cui la malattia susciti, nei testimoni e nei collaboratori, il riconoscimento invece dell’anonimato, la comunione invece dell’isolamento, e significati condivisi, invece di insignificanza. Quando ho cominciato ad attuare la medicina narrativa nella pratica clinica, ho dovuto stare con le mani in mano, mentre lasciavo che i miei pazienti rispondessero alla sola e unica domanda che ponevo durante le consultazioni: Devo imparare il più possibile sulla tua salute. Potresti dirmi qualunque cosa tu pensi che dovrei sapere circa la tua situazione? >> Rita Charon (1,2)

relazione medico pazienteLa medicina narrativa non è, ed è bene specificarlo subito, una nuova branca di specializzazione della medicina, piuttosto la medicina narrativa costituisce il nucleo stesso della medicina, recuperando così la dimensione antropologica del rapporto medico-paziente e riumanizzando i processi assistenziali, per anni polarizzati su una visione strettamente tecnica della medicina.
Gli strumenti necessari alla sua applicazione diventano: l’attenzione e la rappresentazione che, intrecciati,  conducono all’affiliazione, al ponte relazionale con il paziente, in grado di costituire una solida alleanza. (3)
Per meglio far comprendere di che tipo di attenzione si debba trattare. la Charon usa le parole del pediatra Sayantani DasGupta che introduce l’insegnamento buddista dell’umiltà narrativa (3) per descrivere la posizione del medico che intende prestare adeguata attenzione ai suoi pazienti, considerando sé come allievo e loro come maestri, benché normalmente siano loro quelli deputati all’ascolto e all’affidarsi all’altro.
Il medico deve essere un recipiente, che riceve e che contiene un flusso prezioso di informazioni, raccontate dal paziente in forma orale oppure in forma scritta, una sorta di contenitore in grado di riconoscere e gestire le emozioni del paziente, contestualizzate nella storia di entrambi.
Ed è proprio questo un aspetto importante: la storia del medico si intreccia con quella del paziente, le storie si fondono, si uniscono, con interferenze emotive legate ai vissuti del presente, condizionati dal passato e legati ad una prospettiva futura che può avere significato solo se le emozioni che irrompono nel presente possono essere ben canalizzate nel futuro.
La malattia rappresenta una frattura della continuità storica, con la perdita delle illusioni vitali, con la perdita del ben-essere e con la necessità di riformulare la propria prospettiva di vita facendo i conti con emozioni come rabbia, disillusione, depressione, perdita di speranza, frustrazione e dolore. Queste emozioni si intrecciano con le emozioni del medico, ben contestualizzate nella storia di entrambi; ed è per questo motivo che anche il medico deve essere in grado di codificare e gestire il proprio mondo emotivo: ciò  gli consente di esplorare parti di sé, ricordi, aspettative, sentimenti, emozioni che altrimenti sarebbero rimaste inesplorate, se non fossero state suscitate dal racconto del paziente, dalla sua narrazione.
Essere testimoni della sofferenza, come ad esempio quando si guarda un film o si ascolta una storia, risuona nel mondo emotivo del medico rievocando le sue ansie, la sua storia, la malattia del padre o della madre, o del fratello, o la propria esperienza di malattia. (3)
Questa risonanza è fondamentale, perché la capacità relazionale del medico è strettamente correlata alla elaborazione della sua sofferenza, del suo passato, della sua storia; la comprensione dell’altro passa attraverso la primitiva comprensione dei propri vissuti emotivi.
Il paziente, attribuendo una forma a ciò che racconta, che può andare sotto forma di un racconto orale, di una poesia, di un dialogo scenico, dà forma al suo vissuto, alle simbologie che fanno parte della sua storia e riuscendo a estrarre la natura recondita di quello che vive e che ha vissuto, riceve dall’altro che lo ascolta e che lo riceve e lo accoglie la testimonianza e la risposta, generata dal suo “esserci”. (3)
In questo modo, il flusso emotivo diventa bidirezionale, coinvolgendo tutti i protagonisti del processo assistenziale, medico, paziente e familiari, infermieri e ogni altro specialista. (4)
Si crea una rete di comunicazione vitale, costituita da emozioni solide, in grado di dare sostegno emotivo al paziente, che con fatica deve affrontare lo sconvolgimento della sua storia per costruirne una nuova, sulla base di ciò che la malattia produce.


Bibliografia
1. Charon R. Literature and medicine: origins and destinies. Acad Med 2000; 75: 23-7
2. Charon R. Narrative and medicine. N Engl J Med 2004; 350: 862-4
3. Charon R. What to do with stories. The sciences of narrative medicine. Can Fam Psysician 2007; 53: 1265-1267
4. Charon R. The patient-physician relationship. Narrative medicine: a model for empathy, reflection, profession, and trust. JAMA 2001; 286: 1897-902


Medicioggi.it - Medicina narrativa nel percorso di cura II
Simona Novi - psicologa, psicoterapeuta
Ferdinando Pellegrino - psichiatra, psicoterapeuta