Con l’approssimarsi della fine delle attività scolastiche, si avvicina il tempo degli esami e con
questi anche dell’ansia da prestazione, diffusa, particolarmente, nei soggetti facilmente vulnerabili dal punto di vista emozionale.
Ma chi sono i soggetti che facilmente incedono nell’ansia da prestazione?
Sono quei soggetti che cadono nella distorsione cognitiva di confondere la “parte” per il “tutto“, e che, pertanto, associano la valutazione rispetto alla specifica prestazione con la valutazione rispetto alla proprie capacità personali e intellettive. Sono quelle persone che cercano nel contesto esterno a sé stessi conferme del loro valore (locus of control esterno), sono quei soggetti che proiettano nel presente e nella valutazione rispetto alla loro performance le aspirazioni riguardo al loro futuro, al punto tale che un voto minore rispetto a quanto si aspettavano può, a loro giudizio, comprometterne le future carriere professionali, oltre che far loro perdere la considerazione degli “altri significativi”. Chi soffre di questa tipologia di ansia fa dipendere la sua autostima da un riconoscimento esterno, con il risultato di poter mettere a repentaglio la propria prestazione per l’insorgenza di manifestazioni somato-psichiche.
Quali, dunque, i sintomi più evidenti dell’ansia da esami?
Battito cardiaco accelerato, vomito, dissenteria, incapacità a rilassarsi, sudorazione, vampate di caldo e freddo, alterazioni del ritmo sonno-veglia, con ripercussioni sul senso della fame. A questi sintomi si possono associare quelli psichici, con difficoltà di memoria, di concentrazione fino ad arrivare al classico “vuoto mentale”, ossia alla penosa sensazione di non ricordare più le informazioni che si sono memorizzate, come se fossero andate improvvisamente perse.
Come la resilienza può essere utile per prevenire e gestire l’ansia da esami?
Gli studenti resilienti saranno gli ottimisti, coloro che riterranno di possedere un ampio margine di controllo sul contesto di esame e sull’ambiente che li circonda; coloro che riusciranno a vedere nell’esame un’opportunità, un’occasione di sfida e di crescita, piuttosto che come una minaccia. Quello che conta in un esame non è tanto il voto che un altro ti darà ma quello che tu darai alla tua capacità di affrontarlo, facendo leva sulla tua forza di far fronte alle eventuali sconfitte e frustrazioni che ne possono scaturire e ritrovando in te la forza di non perdere la speranza, così da sviluppare la tua attitudine alla resilienza.
L’ansia è un’emozione che origina però a livello cognitivo con ripercussioni somato-psichiche. La prima cosa da fare sarà di ridimensionare, a livello cognitivo, l’importanza del valore associato alla valutazione ottenuta, ripetendosi che la cosa peggiore che possa accadere è di non ricevere il voto che si spera, ma che ci saranno tante altre occasioni di rivincita. È possibile, ad esempio, agire a livello cognitivo, ripetendosi con costanza pensieri positivi, che comincino con delle affermazioni e non con delle negazioni (ce la farò, tutti provano ansia, otterrò una buona prestazione, da questo esame non dipenderà la mia realizzazione futura).
Sarà importante pensare di essere come degli atleti che si preparano a livello psicofisico per affrontare una maratona. Bisognerà, pertanto, allenarsi, esattamente come fa un buon sportivo, con costanza e programmazione dello studio, evitando di ridursi a studiare all’ultimo momento, ma in modo regolare e organizzato. Molto utili si rivelano, in tal senso, le mappe concettuali, o le schede riassuntive, in quanto permettono di “agganciare” la memoria a delle parole chiave, che aiuteranno a non perdere il controllo della situazione, anche quando l’emotività potrà, eventualmente, prendere il sopravvento.
A livello fisiologico, sarà importante mantenere un ritmo sonno-veglia equilibrato, con sana alimentazione, evitando le maratone notturne, che si rivelano inutili e dannose. Lo sport, le uscite con gli amici, non dovranno essere eliminate, anzi, non bisognerà rinunciarvi, perché utili per scaricare l’ansia e la tensione accumulata.
A livello relazionale, sarà utile provare a studiare in compagnia, per condividere la tensione e perché l’ascolto e la ripetizione fungono da potenziatori della traccia mnesica.
Altra strategia utile sarà quella di cimentarsi in ripetute simulazioni d’esame che aiutino a rendere la situazione d’esame meno inedita, sviluppando una minima componente di familiarità col contesto delle prove. Infine, non dimenticarsi di fare dei lunghi respiri, prima di cominciare la prova.
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Simona Novi - psicologa, psicoterapeuta