Questo Virus ha tante facce e la stessa faccia, dietro ne cela delle altre, sono una dentro e dietro l’altra.
All’inizio lo respingi, non lo accetti, lo neghi, ti difendi, illudendoti che sia tutta un’esagerazione… poi subentra la rabbia, per il programma saltato, per il viaggio che avevi sognato da tempo.
Sopraggiunge la paura per quelle che credevi solide certezze che cominciano a vacillare. Ed eccola lì pronta la tristezza, lo sconforto perché credi di non farcela e la consapevolezza che nulla sarà mai come prima, ti fa sentire solo e impotente. Così fai la prima scoperta: Tu a quel prima eri attaccato, anche se non era proprio come lo volevi.
Il virus ti blocca, ti mette con le spalle al muro e ti costringe ad accettarlo, è lì di fronte a te e non puoi smettere di evitarlo. Ti obbliga a trascorrere del tempo con te stesso, a smettere di correre e ad abituarti alla dimenticata lentezza. Ed è lì proprio in quel momento, che ti trasforma. In quel momento comincia un te stesso prima e dopo il virus. Andare al supermercato può diventare l’occasione per scorgere in quello che fino al giorno prima ti pareva un estraneo, un alleato che combatte con te contro la stessa battaglia. Lui può colpire chiunque, trasversalmente, così riesci a trovare qualcosa in comune anche con chi ti sembrava lontanissimo, anni luce da te. No, lui ti scaraventa lì sulla stessa barca, sei un tutt’uno col mondo. E allora, ogni occasione è buona per condividere un’emozione, un pensiero, e senti rinascere in te quel senso antico e che pensavi perduto di fratellanza, di comunità, di solidarietà. Comincia a farti capire il valore delle piccole cose, come andare in palestra, al cinema, a prendere un caffè con un’amica e persino andare al lavoro; ti mancano, semplicemente perché davi tutto per scontato. D’improvviso le cose di cui magari ti lamentavi fino al giorno prima… ora le desideri e racconti a te stesso di quanto fossi fortunato. Ora anche una telefonata ha un altro sapore, mentre ti scorgi più desideroso di ascoltare le voci dei tuoi cari che non puoi vedere, degli amici lontani, ti accorgi che le telefonate dopo il virus sono diverse… c’è davvero la voglia di sentirsi… si ascolta la risposta dopo il come stai e ci si sente più uniti… più intensi… più stretti seppure lontani e impossibilitati a toccarsi.
Questo virus ti fa scoprire di quanta paura sei capace ma anche di quanto coraggio sai tirare fuori… di quanto fosse meravigliosa la vita che avevi e che magari pensavi anche di odiare… e la libertà, l’immenso valore della libertà. La libertà di una spensierata e naturale stretta di mano, di un abbraccio, di un sorriso a meno di un metro di distanza, di una pacca sulla spalla, tutte cose che davi per scontate e che ora ti mancano… e riscopri te stesso… e non vedi l’ora di poter tornare a stare vicino alle persone, ad abbracciarle e a vivere senza il metro inserito nella testa, ma con la misura esatta di chi sei: un essere senza certezze che imparerà a godere di ogni singolo attimo la vita gli avrà donato. Ti riscopri diverso e senti che nulla sarà mai come prima, ma adesso questa consapevolezza ti fa sentire più forte e capace di adattarti a vivere in un mondo di incertezza.
IN THE TIME OF PANDEMIC
Kitty O’ Meara, 16 marzo 2020
And the people stayed home. And they read books, and listened, and rested, and exercised, and made art, and played games, and learned new ways of being, and were still. And they listened more deeply. Some meditated, some prayed, some danced. Some met their shadows. And the people began to think differently.
And the people healed. And, in the absence of people living in ignorant, dangerous, mindless, and heartless ways, the earth began to heal.
And when the danger passed, and the people joined together again, they grieved their losses, and made new choices, and dreamed new images, and created new ways to live, and they healed the earth fully, as they had been healed.
E la gente rimase a casa. E lesse libri. E ascoltò. E riposò e fece esercizi. E fece arte e giocò. E imparò nuovi modi di essere. E si fermò. E ascoltò più in profondità. Qualcuno meditava. Qualcuno pregava. Qualcuno ballava. Qualcuno incontrò la propria ombra. E la gente cominciò a pensare in modo differente.
E la gente guarì. E nell’assenza di gente che viveva In modi ignoranti, pericolosi, senza senso e senza cuore, anche la terra cominciò a guarire.
E quando il pericolo finì, e la gente si ritrovò, si addolorarono per i morti, e fecero nuove scelte, e sognarono nuove visioni, e crearono nuovi modi di vivere, e guarirono completamente la terra, così come erano guariti loro.