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ANSIA E VITA QUOTIDIANA

L’ansia è una gabbia in cui ci rinchiudiamo, è un antifurto sempre acceso, è un messaggio che il nostro corpo ci lancia, è la risultante di un groviglio di emozioni che non riusciamo a verbalizzare.
L’ansia che proviamo ha sempre una valenza negativa?
Esiste un’ansia fisiologica che è positiva perché è quella che ci consente di non arrivare in ritardo a lavoro, di trovare una

ansia e vita quotidianamaggiore concentrazione o spinta nel fare le cose, di superare brillantemente un esame; esiste poi un’ansia patologica che ci fa sentire costantemente in uno stato di allarme che diventa estremamente penoso per chi lo sperimenta. E’ il caso di chi adotta condotte di evitamento, ossia evita di andare al supermercato, in discoteca, in palestra, di prendere un treno, di assistere ad un concerto, di fare un viaggio, perché in questi luoghi o compiendo queste determinate azioni, ha sperimentato, per la prima volta, un attacco di panico. E’ in casi come questi che la nostra componente ansiosa, incidendo negativamente sulla qualità della nostra vita ci impone di fermarci a riflettere e ad approfondire la natura e la funzione della nostra ansia.
Ad un primo superficiale livello di analisi, possiamo individuare nell’ansia uno stato di attivazione, che può manifestarsi in due modi: a livello psichico con: un generale senso di irritabilità, di stancabilità, di incapacità a concentrarsi, difficoltà di memoria e/o a livello somatico con: tachicardia, nausea, vomito, senso di soffocamento.
Ma cosa accade a livello cognitivo ed emotivo?
A livello cognitivo, l’ansia rappresenta la penosa attesa, che un certo evento, considerato drammatico dal soggetto, si verifichi, non di rado si ha paura della propria ansia.
A livello emozionale, l’ansia rappresenta l’espressione esterna di una paura non elaborata o più specificatamente è l’espressione di un conflitto interiore che il soggetto vive intorno a due emozioni fortemente in contrasto tra loro, ossia la paura e il coraggio. Il mondo esterno, verrà da un lato vissuto come fonte di pericolo e talvolta anche la stessa espressione delle emozioni lo sarà. Questa percezione renderà la persona ansiosa, particolarmente vulnerabile e conseguentemente alla ricerca di protezione, da parte degli altri significativi. Ma dall’altro lato, il soggetto ansioso vivrà costantemente nel desiderio, di essere indipendente, per cui vivrà il suo senso di dipendenza come avvilente e fortemente lesivo dell’immagine di sé stesso. Molto importante sarà, dunque, l’interpretazione che il soggetto attribuisce alla sua ansia.
Da non trascurare, sarà la fase del ciclo di vita che la persona che sperimenta ansia, si appresta ad attraversare. Infatti, non di rado, l’ansia si manifesta in fasi di passaggio, dove si va incontro a qualcosa di inedito (passaggio dalle scuole superiori all’università, accesso alla genitorialità, oppure nel momento dello svincolo, ovvero del progressivo distanziamento dai genitori, o ancora in occasione dell’ingresso nel mondo del lavoro).
Quando e se, ci rendiamo conto che la nostra ansia è limitante più che esortativa, non possiamo procrastinare o evitare. Bisogna invece, sottoporsi ad un’accurata indagine psicodiagnostica mirata a individuare le caratteristiche predominanti della propria personalità, le componenti di autostima, di autoefficacia, le componenti assertive delle nostre doti comunicazionali.
Un eventuale percorso di psicoterapia, consentirà di indirizzare il soggetto che sperimenta ansia all’utilizzo di strategie di coping (emotive-cognitive-comportamentali) di gestione dell’ansia che non va alimentata, sfidata, ma ascoltata.
Dunque evita di evitare e usa la tua ansia!

 

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Simona Novi - psicologa, psicoterapeuta